Vino e merchandising, impariamo dagli americani

Che gli americani siano dei campioni nel merchandising e nel vendere loro stessi non è certamente una novità. Se, a volte, li critichiamo e li deridiamo per questo sarebbe opportuno, invece, capire e carpire dai loro successi.

Anche il mondo del vino non è esente da colpe, nonostante le esportazioni verso il Nuovo Continente siano sempre in costante aumento. Ma negli USA sanno vendere sfruttando opportunità svariate.

Prendiamo la musica, certamente un mercato da non sottovalutare negli States, e come venga abbinata al vino. Esiste un’azienda, Wines That Rock il suo nome, che ha creato una serie di bottiglie dedicate alle principali band o eventi musicali tra le quali spiccano i nomi dei Grateful Dead, Rolling Stones, Pink Floyd, Police oppure Woodstock, il grande evento del 1969 passato alla storia.

Vini che vanno dal Merlot al Sauvignon o al Chardonnay e che hanno “l’anima delle band” (così dicono i produttori) e che catturano l’appassionato.


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Grateful Dead la band che ha inventato il merchandising

Prendiamo la band americana per eccellenza, forse la più amata, quella che ha (anzi ha avuto) un seguito “nomade” per oltre quarant’anni: i Grateful Dead. La band californiana guidata dal compianto Jerry Garcia, deceduto nel 1995, è sempre stata all’avanguardia sulla cura della propria immagine e sul merchandising.

Non a caso è la band che vende il maggior numero di dischi con la riproposizione dei loro concerti (tutti registrati dal 1965) in confezioni di lusso e con grafiche meravigliose. Un concerto dei Dead era un’esperienza unica, ore di musica che mandava in tranche il pubblico.

Tutto questo viene riproposto in uno stato liquido dai team di vinificatori in collaborazione con David Lemieux, uno degli archivisti della band. Ne sono nati alcuni vini come il Cabernet Sauvignon 50th Anniversary che è una somma delle versioni delle celebri canzoni “Dark Star” del 13 febbraio 1970 e “Eyes Of The World” del 7 settembre 1973.

Bisogna dire, per chi non lo sapesse, che ogni canzone veniva eseguita in modo differente e, perciò, gli appassionati amano ancora oggi scambiarsi i vari pareri confrontando le varie esibizioni (e un numero infinito). L’obiettivo dei vinificatori di Wines That Rock era quello di catturare l’opera d’arte senza tempo che circonda tutte le cose dei Grateful Dead e per fare questo speciale Cabernet “cerebrale” sono state miscelate uve di Cabernet Sauvignon (94%) con Petit Verdot e Grown Syrah ottenendo un vino intenso che presenta note di olive nere, tabacco, ribes e prugna. Al posto dell’etichetta classica viene utilizzata un processo di serigrafia stampata direttamente sulla bottiglia con un effetto particolarmente piacevole.

Non sappiamo se la qualità di questo vino valga il costo di ogni bottiglia, certo rimane l’abilità di saper vendere il prodotto e qui abbiamo ancora tanto da imparare, perché il merchandising ha la sua importanza.

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