Peronospora e grande caldo: paura per la vendemmia del vino italiano

La Peronospora è uno dei tormenti per ogni viticoltore che rischia di veder andare in fumo un intero anno di lavoro per colpa di questo parassita.

Le abbondanti piogge primaverili hanno dovuto forzatamente ritardare i trattamenti tra i filari, se ad esso aggiungiamo il grande caldo che sta attanagliando l’Italia in questi giorni d’estate è facile immaginare la tensione che aleggia tra i vari produttori di vino in attesa che arrivino le fondamentali giornate di vendemmia.

Di buono rimane la speranza che le forti piogge primaverili abbiano consentito alle colture di accumulare importanti risorse di acqua, permettendo loro di affrontare queste giornate di forte stress climatico.


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Resta sempre la certezza che l’abilità dei vari produttori in aggiunta alla sempre sorprendente resistenza delle viti ci porti – anche questa volta – a superare in maniera quasi indenne l’ennesima estate, che non possiamo più definire anomala ma con la quale dobbiamo iniziare a fare i conti per la sua imprevedibilità.

Temperature che arrivano a toccare i 45°C in certe zone soprattutto del Meridione italiano, creano disagi tangibili e preoccupanti, e se quest’anno le piogge ci hanno portato ad avere piante in salute ed un ricco fogliame che aiuta a gestire meglio il grande sole, il lavoro dei viticoltori dovrà essere molto attento per far sì che non si brucino i grappoli.

La Peronospora

Per la Peronospora i disagi sono anch’essi tangibili, dove si stimano perdite tra il 10% e il 20% ma che possono essere veramente molto più alte, con picchi del 70-80%, ad esempio nel Nord del Salento.

Questo parassita infetta la vite in presenza di piogge continue e quella del 2023 la possiamo considerare un’annata anomala, con la comparsa della malattia in molte aree coltivate.

È indubbiamente necessario incrementare gli sforzi verso la ricerca e la formazione scientifica per arrivare ad avere una sempre migliore agricoltura sostenibile, poiché a tutt’oggi la peronospora non si riesce a controllare totalmente con le strategie di difesa biologiche ma sono ancora necessari trattamenti con sostanze di sintesi.

Queste molecole, seppure a basso impatto ambientale, richiedono una grande preparazione tecnica per ridurre al minimo gli effetti sull’ambiente.

È, quindi, necessario che all’abilità indiscussa dei vari produttori italiani si abbini un forte sostegno da parte delle istituzioni, sia nazionali che europee, per un’uniforme e coordinata azione di contrasto e prevenzione in occasione di situazioni climatiche imprevedibili, considerando che il vino è un asset fondamentale della nostra economia e cultura.

 

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