In quanto esso stesso vera opera d’arte, il vino entra di diritto in alcuni dei dipinti che hanno fatto la storia dell’arte mondiale.
In effetti, se ci pensiamo, un dipinto è spesso la fotografia di un momento di vita, sia quotidiana che la celebrazione di un evento, ed è normale che il vino ne faccia parte in quanto presente sulla tavola dell’uomo fin dall’antichità.
Ne abbiamo riscontri, infatti, in rappresentazioni bidimensionali dell’antico Egitto, così come nell’arte classica romana, etrusca, fenicia e greca dove inizia ad apparire l’iconografia di Dioniso tramandata dai romani col nome di Bacco.
Un immaginario che verrà successivamente ripreso con le correnti neoclassiche francesi, ma influenzatore anche di grandi artisti come Michelangelo, Caravaggio oltre che a poeti e scrittori.
L’oscuro periodo medioevale vide un periodo di decadenza con l’aggiunta delle dominazioni arabe nel Sud dell’Europa che causarono un ridimensionamento, se non una vera e propria messa al bando, della coltura del vino e della sua rappresentazione nelle opere d’arte.
Fortunatamente i monaci si fecero custodi della viticoltura e della sua inedita rappresentazione artistica che possiamo trovare nell’arte delle miniature, perdendo l’estasi primitiva a favore di un immaginario edonistico dell’Ora et labora di ispirazione benedettina.
Col Rinascimento ci fu una sorta di rivalsa grazie soprattutto ai Medici che si fecero mecenati e promotori del recupero del culto del vino come nell’arte classica e tra il 1400 e il 1500 abbiamo numerose testimonianze dedicate a Bacco anche da parte dei principali artisti dell’epoca, come Michelangelo a cui dedicò una delle sue principali opere marmoree, Leonardo da Vinci e Tiziano.
L’immaginario di ispirazione classica continua ad evolversi anche nel secolo seguente e ne abbiamo magnifici riscontri nel “Baccanale: fauno molestato da cupidi” di Gian Lorenzo Bernini, oppure nei “Due Satiri” del fiammingo Pieter Paul Rubens, in “Il trionfo di Bacco” dello spagnolo Diego Velàzquez o nel “Bicchiere di Vino” di Jan Vermeer.
Anche in epoca barocca il vino e l’uva sono spesso protagonisti di opere d’arte dove compare la Natura Morta, sotto i colpi di pennello dei vari pittori italiani, delle Fiandre, Spagna e Francia, vedi Michelangelo Merisi (Caravaggio) che sul finire del XVI Secolo dedicò al dio del vino una delle sue opere più note commissionatagli da Francesco Maria Bourbon e dedicata a Ferdinando I de’ Medici, e Bartolomeo Bimbi, per esempio. Senza dimenticare i vari Gerard van Honthorst, Nicolas Poussin o Rubens capace di raffigurare Bacco con ironia.
Per arrivare al Settecento dove troviamo opere come il “Baccante e i satiri” di Sebastiano Ricci o “Gli spillatori di vino” di Giacomo Ceruti che raffigura la quotidianità come anche “L’allegra coppia” di Pietro Longhi. Ottimi allievi del Canova furono Lorenzo Bartolini – sua l’opera “Ammostatore” – e Luigi Bienaimè con “la Baccante danzante” entrambi esemplari rappresentanti dell’Ottocento Pittorico.
Questa epoca e questo stile ci conducono all’Impressionismo con capolavori come “il bevitore” di Paul Cézanne, ottimo viatico verso il Novecento dove troviamo opere come “Autunno in Versilia” di Plinio Novellini fino al “Bevitore di Anacapri” del padre del Futurismo italiano Depero per arrivare, infine, a Renato Guttuso con la sua “Natura morta con la scure” che ci porta ai giorni nostri.
Oltre tremila anni di storia dell’arte con il vino a farla da protagonista.
Come lo è del resto sulle nostre tavole, perché il vino è arte pura.
Lascia un commento