Lo sapevate che degustare vino – oltre che dare un piacere – fa bene al cervello? Scopriamo perché.
Più di un complesso problema di matematica, più delle più difficili parole crociate, l’attenta degustazione di un buon vino stimola diverse aree del nostro cervello, quelle collegate alla ricezione dei sensi e ai nostri ricordi.
Non ce lo siamo inventati noi di Delta del Vino, ma è uno studio uscito dall’Università di Yale, la terza più antica Università privata americana, fondata nel 1701 a New Haven nel Connecticut.
Possiamo trovare traccia di tutto ciò nel volume “Neuroenology: How the Brain Creates the Taste of Wine” del neuroscienziato Gordon Shepherd il quale descrive dettagliatamente come il processo di degustazione del vino – quindi non la sola bevuta, sia chiaro – sia un qualcosa di più complesso che il risolvere un complicato problema algebrico o l’ascolto di un disco di musica classica.
Tutto il processo, quindi l’apertura di una bottiglia di vino, come ad esempio un Amarone della Valpolicella D.O.C.G., il versarlo in un bicchiere, osservarne il colore, odorarlo e gustarlo, scatena a livello cerebrale una serie di meccanismi che il dottor Shepherd illustra nel suo libro.
Degustare vino: cosa scatta nel nostro cervello?
Già il solo approccio alla bottiglia ancora tappata sollecita la maggior parte dei sensi perché la vista inizia ad interagire con essa e prosegue andando ad analizzare il contenuto che lentamente viene versato nel bicchiere.
A questo punto scatta l’olfatto che inizia a riconoscere i vari sentori di frutti, fiori e di spezie che dal calice salgono fino al naso e, ultimo, il gusto che al momento dell’assaggio va a ricercare e riconoscere le varie note, dolci e acide o quelle sapide che caratterizzano il vino in degustazione e palato e lingua recepiscono le sensazioni tattili che determinano la struttura del vino e la tannicità nel caso si tratti di un vino rosso.
Entra in gioco, a questo punto, la seconda fase, quella che completa il meccanismo che dai sensi passa ai ricordi, fondamentali per riconoscere profumi e sapori coinvolgendo in un grande insieme, naso, lingua, palato e gola in un processo che scatena l’emozione e determina il giudizio di valore, mettendo in una perfetta relazione tra di loro le più svariate parti della nostra mente.
In un altro studio, realizzato sempre dal medico statunitense, emerse come in alcuni tra i più noti sommelier, abituati ad un continuo esercizio, venne riscontrato un ispessimento di certe aree del loro cervello che garantisce loro una maggior agilità mentale.
Quindi, e lo ribadiamo sempre, bere vino – sempre con la giusta moderazione – è un piacere per il corpo e per la mente, imparare a farlo bene potrà regalarci solo ulteriori emozioni.
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