Delta del Vino spiega i sistemi di allevamento della vite

Ogni appassionato avrà avuto modo di leggere, nelle varie schede dei vini, che esistono diverse tipologie di allevamento della vite. Le forme di allevamento della vite sono varie e differenti, migliorate tantissimo nel corso della storia, e servono – tramite differenti schemi di potatura – a condizionare la crescita vegetativa della pianta a favore della qualità e della resa dell’uva.

Essendo la vite una pianta rampicante è stato necessario, per la razionalizzazione della sua coltivazione, “educarla” in modo da ottenere la salvaguardia del frutto uva e la sua corretta gestione. I sistemi di allevamento hanno contribuito a elevare la qualità dell’uva, lo stato di sanità, lo stato di maturazione e la selezione prevista dai disciplinari di produzione afferenti alle diverse tipologie.

A tal fine, dagli storici “tutori” rappresentati da alberi d’alto fusto (sistema ad alberata), si è passati ai sistemi definiti a pergola trentina, a spalliera (nelle sue diverse varianti “a guyot”, cordone speronato), ad alberello, a tendone. Un’ulteriore considerazione rispetto alla qualità dell’uva dev’essere fatta nei confronti della resa.


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In considerazione della diversa tipologia di allevamento è possibile avere rese diverse. Non è sufficiente considerare la resa per ettaro (tonnellate di uva ottenuta per ogni ettaro di vigneto) ma, ben più importante, la resa per ceppo (quanti chilogrammi di uva per pianta), in considerazione della densità (numero) di ceppi per ettaro (il sistema a spalliera consente densità maggiori rispetto alla pergola).

Normalmente i filari (successione delle viti) vengono collocati in un piano orizzontale seguendo le linee di livello. In caso di terreni in forte pendenza l’impianto viene posto in opera seguendo le linee di massima pendenza (dal basso verso l’alto) per poter consentire le diverse lavorazioni in modo sufficientemente agevole.

È altresì importante sottolineare che i moderni sistemi di allevamento a spalliera consentono di razionalizzare in modo spinto le operazioni di campagna inerenti le lavorazioni, applicando sistemi meccanici automatizzati. Per ottenere questo si deve progettare l’impianto vitato fin dall’origine in modo da consentire, successivamente, le operazioni meccanizzate, oltretutto portatrici di gestioni economiche più che mai interessanti.

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