Sardegna, magnifica isola con una popolazione tutta particolare. I sardi, infatti, sono un popolo atipico nel panorama nazionale, diffidenti verso gli estranei, leali e sinceri verso gli amici.
Un popolo dedito al lavoro con grande orgoglio, specialmente a quello della terra, dove il vigneto è parte integrante del paesaggio. La Vitis Vinifera in Sardegna è da ritenersi una pianta indigena selvatica.
I popoli che giunsero in Sardegna nel corso dei secoli contribuirono allo sviluppo della vite e del vino. Dopo le distruzioni legate alle invasioni barbariche la viticoltura riprese vita con l’arrivo dei Bizantini che, oltre a introdurre il vitigno della Malvasia nelle zone di Bosa e Cagliari, emanarono normative che regolavano le produzioni vitivinicole in un’agricoltura ormai consolidata.
Anche il successivo periodo Giudicale fu incentrato sull’incremento regolamentato delle produzioni, sulla protezione dei vitigni autoctoni e sul commercio dei vini sardi. Con la dominazione spagnola vennero introdotte le tipologie Cannonau, Bovale, Girò, Vermentino che con il tempo sarebbero diventate parte degli attuali vitigni tradizionali sardi. A questo periodo di forte espansione della vite e dei vini sardi nell’Ottocento seguirono le distruzioni legate al passaggio della filossera che decimò buona parte degli impianti viticoli della Sardegna.
Nonostante in tempi recenti la superficie coltivata a vite in Sardegna abbia subito una notevole riduzione a fianco delle Cantine Sociali si sono sviluppate aziende vinicole private, molte delle quali hanno puntato sulla rivalutazione dei vitigni storici e hanno dato vita a vini che competono con le migliori produzioni italiane.
Non a caso la maggior parte dei vini sardi viene venduta fuori regione e, soprattutto, all’estero. La Sardegna non è solo un’isola, ma quasi un continente. Strutture morfologiche di calcari, marne, rocce vulcaniche, terreni argillosi e formazioni granitiche concorrono a creare (assieme a peculiarità climatiche ottimali in fatto di insolazione e ventilazione) ambienti pedoclimatici a grande vocazione viticola. Gli allevamenti tradizionali sono ad alberello, a potatura corta e a spalliera.
L’ossatura della viticoltura è rappresentata dalle uve a bacca bianca, quali: Malvasia, Moscato, Nasco, Nuragus, Semidano, Torbato, Vermentino e Vernaccia. Le uve a bacca rossa, invece, sono: Bovale, Cannonau (sinonimo di Grenache in Francia e Garnacha in Spagna), Carignano (sinonimo di Carignan in Francia), Girò, Monica, Muristellu (sinonimo di Mourvedre in Francia e Monastrell in Spagna) e Pascale.
I principali vini della Sardegna
Alcuni di questi vini possono fregiarsi della Denominazione di Origine Controllata (DOC) e ve ne sono che coprono l’intero territorio:
- Cannonau di Sardegna, suddiviso in tre sottozone, Nepente di Oliena, Jerzu, Capo Ferrato
- Vermentino di Sardegna
- Monica di Sardegna
- Moscato di Sardegna
- Semidano di Sardegna.
Particolare la versione del vino Anghelu Ruju, ottenuto con il Cannonau passito liquoroso nella zona di Alghero.
- Vernaccia di Oristano il cui vitigno omonimo viene lavorato in maniera da conferire al vino sentori ossidati.
Altre DOC di interesse minore sono: Moscato di Sorso e Sennori, a Nord di Alghero con Moscato Bianco, Carignano del Sulcis, Girò di Cagliari, Nuragus di Cagliari, Nasco di Cagliari, Mandrolisai, in provincia di Nuoro (che prevede l’impiego di Bovale Sardo, Cannonau e Monica), Malvasia di Bosa (ottenuto da Malvasia di Sardegna, alcolico e di intensa carica olfattiva).
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